Tutto Ebbe Inizio in Africa
Le Danze del Congo e
le Danze Tradizionali degli Afro-Argentini
Le Danze del Congo e il Corpo Multi Ritmico
Molti autori pongono come antecedente fondamentale del tango la ricca tradizione danzante degli Africani provenienti in maggior parte dal odierno Congo e Angola. Oltre ai ritmi musicali e ai vocaboli stessi di tango, milonga, canyengue,[1] è dalla tradizione africana che vengono adottati anche alcuni elementi che contraddistinguono il tango dal punto di vista coreografico, come la ronda in senso antiorario che in Africa simboleggiava il percorso del sole, il taglio (nzengòlo) e la rottura (tienga ye kanga mu nabyu) che successivamente nel lessico argentino verranno definiti come cortes y quebradas, ecc.
La danza nel Regno del Congo si trovava al centro della loro civiltà, assumendo dei significati morali e educativi e coinvolgendo spesso anche la dimensione spirituale della vita comunitaria.[2]
Essa veniva utilizzata anche come equivalente delle esercitazioni per i giovani soldati, in quanto conferiva ai praticanti una maggiore padronanza del proprio corpo e un’elevata velocità nello spostamento nello spazio, entrambe caratteristiche di fondamentale importanza negli scontri diretti col nemico[3].
La danza classica congolese era caratterizzata da un legame forte con il ritmo della musica e prevedeva che il ballo dell’individuo si svolgesse senza un contatto ravvicinato con gli altri partecipanti, richiedendo un coinvolgimento policentrico e multi ritmico del corpo. Le testimonianze parlano della percussione incarnata, ossia dello stato in cui un danzatore non segue semplicemente uno o più ritmi, ma diventa egli stesso un ritmo, si trasforma in uno strumento.
Il Racconto delle Immagini
Farris Thompson nel suo studio che analizza molto attentamente i legami fra il tango e le culture africana e afro-argentina, riporta una serie di fotografie e dipinti di persone che ballano candombe dalle quali, secondo l’autore, si possono individuare gli elementi che si inseriscono nel tango, evolvendosi al punto di diventare dei tratti distintivi del ballo.
Una delle testimonianze a cui si riferisce questo autore è una vignetta del 1901 che ritrae un escobero, ballerino che fa ritualmente roteare la scopa, mentre danza per le strade di Buenos Aires. Il titolo stesso del disegno, Bailando con muchas contorsiones, preannuncia il nostro punto d’interesse: il ballerino è rappresentato in una posizione di estrema contorsione eseguita attraverso uno “spezzamento” del corpo. Questo spezzamento del corpo entrerà nel vocabolario coreografico del tango come quebrada.
Il soggetto della vignetta presenta anche un’altra caratteristica importante: il radicamento alla terra durante l’esecuzione del ballo. Fumagalli sottolinea il significato e il rispetto che venivano riconosciuti alla terra nelle danze del Congo. Secondo l’autrice
la relazione che il tango mantiene con il suolo, il radicamento dei suoi passi e dei movimenti che traggono energia dal pavimento e a questo la restituiscono, evocano il legame con la madre terra che è alla base di qualsiasi danza africana”[4].
Come vedremo di seguito, anche dal punto di vista tecnico, nel tango la connessione fra i partner e l’armonizzazione dei movimenti della coppia avviene attraverso il contatto con il suolo.
Esaminando alcune stampe dell’Ottocento e i quadri dei pittori argentini Pedro Figari, Martín Boneo, A. Taullard e Carlos Pellegrini, tutti attenti osservatori della vita e delle abitudini delle comunità africane presenti a Buenos Aires nell’Ottocento e nel primo Novecento, si possono cogliere alcune caratteristiche che successivamente si ritrovano nel tipo di postura e nei modi di muovere il corpo presenti nel tango. Le figure dei disegni e dei quadri si presentano singolarmente, in diverse posizioni attive, molto frequentemente con le ginocchia profondamente piegate e con le ginocchia premute uno contro l’altro.
Si notano anche delle figure nell’atto di spostarsi da un piede all’altro, altre su una gamba e l’altra lanciata indietro, posizione simile a quella dell’esecuzione di un boleo nel tango.
Bibliografia:
[1]Farris Thompson, Robert, Tango: storia dell’amore per un ballo, Roma, Elliot Edizioni, 2007, e Guzzo, Vaccarino, Elisa, Danze Plurali / l’altrove qui, Macerata, Ephemeria Editrice, 2009. Per un quadro completo sull’etimologia della parola “tango”, si rimanda a Megenney W.W., The River Plate Tango: Etymology and Origin, in “Afro – Hispanic Review”, vol. 22, n. 2, Fall 2003, pp. 39-45.
[2] Fu-Kiau, Bunseki, comunicazione personale, giugno 2002, in Farris Thompson, R., Tango, cit., p. 90.
[3] Thornton, J., African Dimensions of the Stono Ribellion, in “American Historical Review”, N. 4, 1991, pp. 364-367, in Farris Thompson,R., Tango, cit., p. 91.
[12] Fumagalli, M. M., Tango e negritudine, cit., pp. 23-24.
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